“Le mani che scrivono le poesie, sono le stesse mani che fanno le pulizie”. Questa poesia l’ha scritta Ramayana, 9 anni, durante un laboratorio che Chandra Livia Candiani ha tenuto nella sua scuola.

La si può leggere, insieme ad altre, in un piccolo libro curato da Chandra stessa e da Andrea Cirolla. Si intitola Ma dove sono le parole? (Effige, 2015) e contiene le poesie scritte dai bambini delle periferie milanesi. Tra una sezione e l’altra, il racconto di come avvengono questi laboratori, tenuti da una maestra così speciale.

Quando un libro risuona è perché parla di qualcosa che è già dentro di te. Questo è ciò che è successo leggendo le parole con cui Chandra descrive questi incontri.  “Per iniziare un viaggio verso la poesia, bisogna che ci sia un corpo. Un respiro. Un sentire. E poi una storia, la nostra, ognuno la sua”. La poesia come capacità di sentire, da cui dopo, con calma, arrivano le parole. Qualcosa di molto, molto, molto vicino a ciò che accade con il teatro.

E Chandra è teatro: la sua figura esile e la sua voce sottile, sono segni di una presenza intensa, tangibile, attraversata in maniera trasparente da pensieri, emozioni, disappunti, gioie. Non si può comprendere appieno il potere della sua poesia se non si è assistito, almeno una volta, a una sua lettura pubblica. In una di queste occasioni, in un salone di Palazzo Marino, tra marmi e scranni, per rendere l’atmosfera più accogliente ha voluto vicino a sé i bambini venuti ad ascoltarla. Poi, una volta terminato l’incontro, ha riservato il primo ringraziamento a loro e ad un cane che, poco distante, l’ascoltava in silenzio.

Quello che fa nelle scuole dimostra l’importanza di riappropriarsi di un’intelligenza poetica che ha a che fare con i grandi temi dell’esistenza. E dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, l’importanza di rendere i bambini autori. Ma dove sono le parole? è un libro da cui noi adulti abbiamo molto da imparare. Un libro che testimonia la grande sensibilità dei loro cuori. Nella sezione di poesie su I grandi, c’è una poesia anonima. L’autore ha 9 anni e dice: [bra_blockquote align=”]I grandi alcune volte – si dimenticano di te come – la cuoca si dimentica di guardare – la pentola a pressione. I grandi – ci tolgono il divertimento ma – da qualche parte sono teneri.[/bra_blockquote]Frequentare le parole di questi bambini significa andare in cerca della tenerezza che ancora abbiamo. Da qualche parte.