Pier Paolo Pasolini diceva: “Alcune cose si possono vivere soltanto o, se si dicono, si dicono in poesia”. Ne è la conferma “Tre ombre”, la pluripremiata grapich novel di Cyril Pedrosa che affronta il duro tema della morte di un figlio.
Tutto ha inizio in una casetta al margine del bosco, come quella delle fiabe. Lì il piccolo Joachim illumina le giornate di Louis e Lise, genitori spensierati che vivono in armonia con se stessi e l’ambiente che li circonda.
Un idillio familiare, edenico, privo di nubi. Almeno fino a quando l’incomprensibile capriccio del fato viene a bussare alla porta sotto forma di tre cavalieri erranti, tre ombre, dietro alle quali si celano le tre parche. Comincia così una corsa disperata per sottrarre il piccolo Joachim all’ineluttabilità del suo destino.
Si parla spesso di “senso della vita”, ma è invece l’altra e più inspiegabile faccia della medaglia, il “senso della morte”, l’oggetto di “Tre Ombre”. Una fiaba dolorosa e commovente costruita attorno alla figura di Joachim baricentro, non del tutto inconsapevole, di ciò che lo attende. Figlio adorato davanti al cui incerto avvenire si scontrano e misurano la delicatezza esile e lungimirante della madre e la forza rabbiosa del padre, Louis, un omone irruento e generoso, disposto a sfidare l’universo pur di allontanare quel suo unico figlio da un destino inspiegabile e apparentemente ineluttabile.
Una fiaba animata da una forza poetica sorprendente che nasce dalla delicatezza del tema trattato, ma anche dall’incanto del segno di Pedrosa, essenziale e barocco insieme. Al limite di un virtuosismo un po’ di maniera in alcuni tratti, ma capace di un impatto travolgente quando diventa forma pura in movimento. Come nelle tavole in cui il padre di Joachim si trasforma in un golem oscuro, vendicativo e cieco.
Ciò che resta alla fine, sia pure nella consapevolezza amara del dramma, è un senso di riconciliazione e di rinascita. Racchiuso nell’aforisma che chiude il volume: “In un paesaggio primaverile non c’è meglio o peggio. I rami dei fiori crescono naturalmente. Alcuni sono lunghi, alcuni sono corti // Rimanere in piedi // Restare dalla parte dei vivi”.