Quanto sono inestimabili la cura e l’attenzione dedicate ai bambini nei loro primi mesi di vita? Quanto è prezioso per la società il tempo che si passa con loro?
The beginning of life, il documentario della regista brasiliana Estela Renner, disponibile su Netflix, ha il grande merito di porre una questione poco dibattuta: il valore non solo pedagogico ma anche sociale ed economico del tempo consacrato alla prima infanzia.
Dai paesi del nord Europa fino alle favelas del suo Brasile e ai quartieri più poveri delle megalopoli dell’Africa nera e del sudest asiatico, la Renner ci accompagna attraverso una vero e proprio giro del mondo il cui baricentro sono i bambini. “Ci vuole un villaggio per crescere un bambino”, recita un proverbio africano. Come a dire che occorre una quantità di energia che va al di là della capacità del singolo genitore e che per un bambino è vitale formarsi in un contesto fatto di relazioni, ritrovarsi al centro di una comunità. Quello che emerge dalle interviste a genitori, educatori, scienziati, pedagoghi è l’assoluta necessità di riconoscere l’importanza del tessuto sociale in cui un bambino cresce, genitori in primis.
La cura dei bambini ha un valore anche economico: il tempo a essi dedicato è tempo investito nella formazione dei futuri cittadini. Un investimento il cui valore è davvero incalcolabile? Non del tutto. Secondo una ricerca statunitense per ogni dollaro investito nell’educazione della prima infanzia, ne ritornano alla società ben sette sotto forma di risparmio legato a minori tassi di criminalità e di disagio sociale. Non è un caso che in paesi come Danimarca, Svizzera o Finlandia dove la funzione del genitore è riconosciuta a tal punto che i congedi di maternità o paternità vengono retribuiti col 100% dello stipendio, siano anche i paesi socialmente più evoluti.
Ma The beginning of life non è solo un’articolata riflessione pedagogica e sociale. È anche un viaggio sorprendente nella quotidianità di quegli straordinari esploratori, apprendisti e poeti che sono i bambini. È il racconto di un processo di crescita mirabolante. Vivere la quotidianità di un bambino significa avere il privilegio di assistere a uno spettacolo sorprendente. L’intero progresso umano, dalla costruzione delle piramidi fino alle sonde spaziali, non è altro che il frutto della medesima stupefacente, ostinata e feroce determinazione: quella con cui un bambino affronta le sue piccole e grandi battaglie, che si tratti di fare torri con i cubi di legno o di sfidare la forza di gravità per stare in equilibrio sulle proprie gambe.
Ma ciò che rende i bambini davvero speciali è la loro capacità di essere naturalmente empatici, come ci ricorda l’educatore e scrittore Severino Antônio.
I bambini hanno empatia con tutto: le persone che stanno loro intorno, i giocattoli, gli animali, le piante, le pietre.Ogni cosa per loro ha un’anima, è parte di quel tutto in cui sono immersi e che ammirano con stupore. Una delle tante lezioni che possiamo reimparare da questi piccoli sorprendenti guerrieri.